Avete presente quando parlate con una persona appena incontrata e, nel giro di pochi minuti, si instaura una sintonia tale che vi sembra di conoscerla da sempre?

Con Maddai, l’EP d’esordio di Caponetti (direttissimamente dal roster di una delle nostre etichette del cuore, Carosello Records), è andata esattamente così. Mi è bastato appena un minuto per capire quanto la sua musica mi fosse affine e iniziare a canticchiare come se quelle canzoni le conoscessi da sempre.

Quando qualcosa mi piace davvero, scrivo sempre la stessa frase, che puntualmente cancello vista la sua banalità: «mi piace il sound, mi piacciono i testi, mi piace la voce.». Un elenco che serve a dire «di questo artista qui, mi piace tutto». Mi piace il sound, malinconico al punto giusto, e mi piacciono i testi, che giocano sul filo della contraddittorietà, tra auto-consapevolezza e disorientamento.

«Che vuol dire si è fatto tardi
che ho un lavoro e non ho più vent’anni?
Il mondo va tutto al contrario
va contro di me.»

Come si fa questa cosa della vita da non più ventenni? Come si fa quando tutto sembra trovare il proprio posto e, allo stesso tempo, sgretolartisi addosso?

Caponetti racconta un’instabilità e un’incertezza che capisco bene, specialmente in questo periodo di casse integrazioni (che non arrivano), lockdown (in)volontari e lunghe sessioni di meditazione, all’inizio delle quali mi chiedo sempre «ma sai dove cavolo stai andando nella vita?». Alla fine però mi pare che tutto abbia senso, che l’universo sia con me e non contro di me. Nonostante il benvolere del cosmo sembri una sensazione fugace, come quella descritta in Solo (ultima della tracklist e mia preferita), rimane sempre un barlume di speranza, anche nelle canzoni tristi che «non sono tristi davvero».

Così passo anche io, come Caponetti, dalla “presa male” tipica dell’indie (o forse, semplicemente, di questa generazione) ad una speranza appena tangibile ma persistente; perché tutto sommato non va poi così male e… «anche se tutto va a puttane, non ci penso veramente più».

P.S. Caponetti, appena si potrà, giuro che mi troverai sottopalco. Tanto le so già a memoria.


#nonchiamatelafissa di Federica Sessa