Il sole battente sul finestrino ci ha accompagnato in una giornata, quasi estiva, verso l’evento che attendevamo da qualche tempo: “Dentro il vortice tour”: Annalisa nei palasport.

Il biglietto, stretto tra le mani e la voglia di vivere un’esperienza inebriante. L’odore proveniente dai paninari sulla strada, la spuma del mare che ci ha abbracciati forte mentre, bevendo l’ultimo bicchiere di birra, ci siamo trascinati verso il vortice. Un manto eterogeneo di chiacchiere; pareva una pioggia fresca in mezzo al mare in una notte d’Agosto. Una brulicante folla in attesa del momento in cui quella luce giallastra avrebbe smesso di illuminarci per accompagnarci nel blu misterioso. Un blu che attendevamo con fremito, clamore. Quando la platea è stata avvolta dal manto stellato della notte incandescente è stato come avvertire un sussulto condiviso. Singolare la sensazione: una pioggia di stelle si è materializzata tra di noi che abbiamo sospirato, increduli, all’unisono. È stato come riconoscerci nelle nostre festanti diversità, unicità.

Sprazzi di luce si sono insediati tra le straduncole, i varchi serrati dai corpi di tutti noi: una schiera di anime in cerca di quell’hic et nunc in cui ognuno avrebbe potuto vedere i propri misteri, chiamarli con il proprio nome, perdersi e ritrovarsi con la facilità ingenua delle prime volte.

Euforia”: e la luce spocchiosa è esplosa in una danza cosmica: ognuno con le mani al cielo si è preso il proprio momento mentre i performer danzavano armoniosi restituendo al suo pubblico la persona del momento: ANNALISA.

Il vortice abbraccia, accoglie, anima e porta ognuno di noi ad allontanarsi dalle proprie routine per dare spazio a quelle fantasie, ai desideri colmi di vita. Le note che riecheggiano sovrane tra gli spalti che rimbalzano come un boomerang tra le gradinate e i corridoi stretti battuti da corpi che si riconoscono anche se non si appartengono. Una sola voce acuta nel bel mezzo di un posto che, oramai, non aveva più coordinate per farsi raggiungere dal resto della Terra.

La Crisi A Saint-Tropez” e le mani si alzano al cielo prese dall’impeto di afferrare quella pioggia distillata di galassia che piove addosso, che dallo schermo accoglie tutti noi. È sulle note di “Se Avessi Un Cuore” che le prime bocche iniziano ad inseguirsi a darsi nuovamente del “tu”: è il benvenuto sorridente che Annalisa lancia ai suoi fans. Come una grande diva, quelle di cui i giornali ingialliti restituiscono alle memorie collettive; Annalisa è così: eterea, incantevole, carismatica.

Potente, di una potenza disarmante e capace di raccontare la sinfonia di una voce unica. Così piena da smembrare le idee e metterci nelle condizioni di obbedire alle sue sonorità, di diventare i suoi passi e le sue corde. L’evoluzione di quest’artista è stata raccontata brillantemente dalla scaletta in cui hanno trovato spazio le origini e le hit che l’hanno consacrata a “regina nostrana del pop”.

E così ci siamo ritrovati dentro quella canzone, quel momento irripetibile che, solamente nostro, ha avuto il privilegio di legarsi al “momento unico” dei mille sconosciuti adunati sotto quelle luci friccicarelle. Gli occhi si sono fatti un po’ più lucidi sulle note di “Un Domani, qualcuno si è certamente domandato dove potessero esser finiti quegli occhi ed altri si sono abbracciati forte.

Un gruppetto di ragazze è esploso sulle note di “Ragazza Sola”, spettinate da quella gioia immotivata di raccontarsi attraverso fianchi oscillanti e voglie taciute sino a quel momento. La platea, poi, è diventata un’arena infuocata che ha tramutato una primavera in una notte di mezza estate. Una di quelle notti in cui devi necessariamente donarti ai peccati, eccedere e spingerti oltre i limiti che ti sei – da sempre – dato: “Direzione La Vita”, “Movimento Lento” e “Bye Bye”.

E così abbiamo lasciato sfumare, come Champagne, i nostri buoni propositi e ci siamo raccontati che è decisamente meglio prendersi del tempo per la bellezza spettinata piuttosto che vivere in bilico tra la paura e l’egoismo. Ci siamo trovati, danzanti, in mezzo ad una folla lucente e abbiamo scelto di sorridere a quel tempo che abbiamo dedicato ai sogni guidati da un’amazzone splendente.

Sulle note di “Rosso Corallo” e “Tsunami”; Annalisa è diventata la nostra pioggia battente. Acqua fredda, ha stemperato i bollori per metterci nuovamente in cammino verso la notte delle stelle. Così, senza freni. Senza dettami o imposizioni: liberti tutti. Felici di mostrarci per quello che siamo, coraggiosi abitanti della galassia del possibile. Una galassia violacea pronta ad implodere nell’ennesimo bacio assordante: “Mon Amour”. Liberi, ci siamo ritrovati liberi: purificati da tutti quei pregiudizi che appesantiscono i nostri giorni. L’arancione, poi, ha inondato voracemente tutto lo stage. Siamo diventati, di botto, parte di quel colore. Raggi di sole infuocati che hanno scelto di zampillare sulle note di una delle hit più inflazionate del momento: “Baccalà” di Serena Brancale. La folla è, letteralmente, esplosa: è stata brillante, istrionica la sua presenza. Una trascinatrice carismatica che ha duettato in barese con Annalisa.

Ma chi lo avrebbe mai potuto immaginare? Chiaramente è stato subito virale il momento!

Ma come ogni esperta amazzone, Annalisa, ci ha riportati in un altrove cosmico. Un altrove stellare, ci ha piegati alla contemplazione del cielo. L’anima si è distesa, ha cercato quelle braccia e quegli occhi per specchiarsi nel romanticismo assoluto: “Diamante Lei E Luce Lui” e la preziosissima “Una Finestra Tra Le Stelle”. Ci ha riportati, quasi ammoniti di fronte al timore di aver opacizzato quei primi passi nel mondo della musica. L’evoluzione artistica di questa reginetta del pop nostrano ha dimostrato la costanza, la sapienza e la caparbietà d’essere artefice assoluta del proprio destino.

La crescita dell’artista è coincisa con uno sbocciare e farsi petali pronti ad inondare le vite distanti e comunissime di ognuno di noi. Che “Senza riserva” abbiamo cercato di restituire una parte di noi a quel grandissimo vortice che ci ha portato altrove. Dove nulla è impossibile e tutto è rappresentato dalla possibilità. E le abbiamo dato, davvero, del “tu” alla Luna. Forse anche al mondo, quando, persi dietro a quelle sonorità, abbiamo scelto di donarci senza riserva. A passi ovattati ci siamo specchiati nelle note di “Vento Sulla Luna”, “Walking On The Moon”.

Ci siamo ritrovati, spogli ed esausti come dopo una lunga corsa sul bagnasciuga. Abbiamo cavalcato le onde anomale dei nostri animi tumultuosi ma non abbiamo avuto scelta alcuna: dovevamo obbedire a quella voce così catalizzante. Travolti, assopiti, disillusi: abbiamo smesso mai di cantare? Chiaramente no. E non abbiamo mai cessato il nostro moto oscillatorio. Siamo stati l’asse dei mille pianeti ignoti che hanno risposto ad una nuova forza gravitazionale: “Nuda”!

E il moto è nuovamente diventato frenetico con: “Stelle”, “Bollicine”,”Tropicana” e “Disco Paradise”, ancora una volta abbiamo visto le stelle frantumarsi su di noi.

Coriandoli stellari cadenti come pioggia su Marte. E il mondo altro è diventato così tangibile da chiederci se, in fondo, noi il mondo lo avessimo mai conosciuto. E il cuore ha iniziato ad accogliere il profumo del desiderio mentre la soave voce brillava sui tetti incantevoli delle nostre anime sulle note di: “Il Mondo Prima di Te” e “Dieci”.

Annalisa ci aveva, letteralmente, lasciato a bocca asciutta a Sanremo. Lo aveva fatto con la forza di un mega uragano e ha riproposto quel momento con delle vibrazioni polifoniche pari al canto delle sirene di Ulisse. Adesso, in fondo, sappiamo la natura del loro canto. Annalisa ha, letteralmente, buttato giù le pareti sulle note di “Sweet Dreams”.

Il fragore, la magnificenza.

Eva + Eva”, ”Ti Dico Solo”, “Bellissima”, “Sinceramente”, “Indaco Violento”.

Le luci calde, le mani al cielo. La pioggia di stelle che continua a danzare.

Lo spettacolo è volato via come un sogno idilliaco. Un sogno nel quale abbiamo abitato, lo stiamo ancora facendo. Sottopalco, sottovoce, sottopelle.

Tutti insieme. Ognuno con la propria storia, con le proprie galassie. Ognuno certo, ormai, di una cosa: quella magia d’appartenersi in una pioggia di stelle non ci ha abbandonato.

Da qualche parte, noi tutti continuiamo a danzare.

Nel vortice con Annalisa.


Raccontami un concerto di Rosa Elenia Stravato