Avevo rinunciato a questo concerto per impegni sopraggiunti ma alla fine eliminati e mi sono presentato con la divisa della Pubblica Assistenza alle porte di Bologna perché non sono riuscito a tornare a casa e sono partito come ero vestito dal turno. Tutto per rivedere dal vivo Giorgio Canali e la sua band dei Rossofuoco all’Arena Puccini presentare alcuni brani inediti che faranno parte del prossimo disco del rocker ex CSI.

Molta attualità con riferimenti all’acqua alta di Venezia e alle categorie sociali oggi inutili e irrilevanti. Non manca il nichilismo con la parola “morte” che riecheggia più volte e alla quale è dedicato un pezzo, oltre al cinismo sentimentale con le canzoni d’amore equiparate a carri armati. Nella scrittura di Canali c’è una grande profondità, malgrado lui ironizzi sui suoi testi definendoli “di merda”. Nuvole, fuoco, vento sono parole ricorrenti e spesso sono trasposizioni atmosferiche di stati d’animo e di vissuti da annotare e da relegare nel cassetto dei ricordi. 

Un plauso alla band, soprattutto al batterista Luca Martelli, un polipo umano e una forza della natura con le bacchette in mano. Rock puro, suoni potenti e arrangiamenti ben elaborati. 

«Vomitatevi nel gomito e prendetevi a sassate, ma con i guanti, per rispettare il distanziamento sociale» è la chiusa finale con cui saluta il pubblico.

Lode a Giorgio e al suo bestemmiare senza problemi su un palco, alla sua coerenza artistica e alla poesia in musica che ci regala da 30 anni. 

«E non fatevi fottere!» è il consiglio che ci dispensa e che ci terremo sicuramente stretto.


#raccontamiunconcerto di Eduardo Giometti