Da stamattina me ne vado in giro con il cuore sul pavimento. Ezio Bosso ci ha lasciati, l’ennesima brutta notizia di quest’anno maledetto.

Da anni aspettavo l’occasione di andare a un suo concerto. Ho sentito racconti incredibili sulla potenza della sua musica dal vivo. Speravo di poter assistere anch’io al miracolo che riusciva a compiere ogni volta che si metteva al pianoforte e ricevere un po’ dell’energia vitale che sapeva sprigionare. Ma chiaramente ogni sua data faceva il tutto esaurito in tempo zero, e mi sono dovuta “accontentare” dei suoi album.

Ho iniziato ad ascoltarlo nel 2016, dopo la sua apparizione a Sanremo. Ricordo che tremava tutto, ma poi si era messo al pianoforte e aveva trovato il controllo per suonare. La sua disabilità era evidente, ma quella forza interiore e il sorriso costante rendevano ogni suo gesto una lezione di vita. 

In quell’occasione presentò “The 12th Room”, un viaggio al pianoforte attraverso le stanze della vita. Disse di essere un uomo fortunato, “perché ho la musica che mi insegna, che mi cura e che mi sta vicino anche quando non c’è musica.”

Io quell’album l’ho consumato. Ogni brano racconta una storia e parla all’anima con una semplicità disarmante. Senza parole, soltanto note, una dietro l’altra. Tasti premuti meccanicamente, più un carico da novanta di emozioni e verità.

Qui puoi leggere la sua spiegazione dell’album brano per brano (lettura che noi ci sentiamo di consigliare vivamente).

C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare.

Ezio viveva di musica. Lo ripeteva in ogni intervista. Era la sua terapia, ciò che lo teneva in vita, e per questo le ha donato l’anima, riversandola in ogni nota.

La musica, in cambio, lo renderà immortale.

Ah, dimenticavo; chiudo molti miei concerti dicendo “Grazie per aver suonato con me”. Ora, a voi che avete questo album, visto che lo dicono i DJ, vi dirò: “Grazie per avermi Suonato…

#nonchiamatelafissa di Maria Laura Fiorentini