“Oddio, questa è una di quelle dove si sculetta!”
Il mio primo pensiero mentre ascoltavo in anteprima qualche secondo del nuovo singolo dei Selton.
Poche note per capire che a mezzanotte avrei ritrovato, finalmente, quell’onda di gioia che mi travolge dalla prima volta che li ho ascoltati, dieci lunghi e saltellanti anni fa. Tanto è bastato a tenermi incollata a Spotify aspettando la mezzanotte con un’impazienza che manco a capodanno.

Avevo ragione. A mezzanotte saltellavo per casa, da sola, in pigiama, immersa in quell’essenza di Selton che mi mancava così tanto, provando un’estrema, disperata, saudade dei live.

Questo brano è il concentrato di tutto quello che più amo dei miei guris preferiti.
Un brano che fa sculettare, come dicevamo sopra.
Un brano che fa viaggiare, un bel giro attorno al mondo tra le influenze, le culture e le lingue che i Selton sanno mescolare bene come nessun altro.
Un brano che mi fa sentire a casa, sarà che questo misto di pop italiano, di samba e di chitarre acide alla Strokes, questo sound che seguo per ogni angolo d’Italia da dieci anni, ormai è diventato “la mia spiaggia” – rubando un’espressione dal portoghese.
Un brano che mi fa iniziare la giornata con il sorriso, di quei sorrisi che li noti subito, anche dietro alla mascherina, sulla metropolitana di prima mattina, tra i pochi lavoratori spossati che si trascinano in ufficio.
Un brano che mi mette di buon umore come non mi capitava da tanto.
Un brano che, in mezzo a tanta gioia, mi lascia una punta di malinconia e il bisogno di fermarmi a osservarmi da fuori, a riflettere sul senso della vita, mentre mi guardo correre nella routine quotidiana.

Un brano che, tra un tiro di sigaretta e l’altro, Dio solo sa quanto mi serviva.


#nonchiamatelafissa di Maria Laura Fiorentini