Quando un lavoro parte da una verità profonda, sincera e sentita, inevitabilmente arriva dritto al cuore. La verità non mente, ed era da tanto che non sentivo un album così denso, profondo, vero.

Cristiano Godano è il cantante dei Marlene Kuntz e Mi ero perso il cuore è il suo primo album da solista. Distante dal rock dei Marlene Kuntz, è un disco acustico, fatto di ballate intense e melodiche, con tanta chitarra e sonorità folk.

Anche se è una pratica caduta in disuso, il mio consiglio è di ascoltare i pezzi tutti di seguito, dall’inizio alla fine. L’album ha senso tutto insieme, racconta una storia e ogni brano è inserito nel contesto come i capitoli di un libro. E, proprio come un romanzo scritto molto bene, i testi sono impreziositi da un italiano bello, ricercato – cosa sempre più rara nella musica leggera, che ormai ricicla lo stesso centinaio di parole consunte e abusate.

Mi ero perso il cuore appartiene alla preziosa categoria degli album nati da un’esigenza, nello specifico quella di mettere in musica la parte più debole dell’anima e di esorcizzare i demoni della mente. In questi pezzi Cristiano Godano ha avuto il coraggio di avere paura, di indagare le ossessioni e descrivere sentimenti scomodi, come le turbe di un depresso, il rancore di un’amicizia tradita, un attacco di panico o le ferite che un padre ha lasciato nel figlio.

Momento pelle d’oca: la sequenza Padre e Figlio, Figlio e Padre.

Mi ero perso il cuore è un album senza tempo, di quelli che non seguono la moda di un momento, ma che appartengono a chi ha voglia di fermarsi e ascoltare. A me è arrivato come una boccata di ossigeno puro in mezzo a tanta aria fritta e potrebbe restare tra i miei ascolti per sempre. Se non fossimo nel mezzo di una pandemia, starei già puntando a ogni tappa di un ipotetico tour, pronta a prendere le canzoni per la mano e a farmi portare in giro per l’Italia.


#fissadellasettimana di Maria Laura Fiorentini