È assodato: quando inizi a frequentare un posto per più di una volta e in quel luogo succedono piccole esplosioni di felicità, dopo lo senti un po’ parte di te.

Così, i luoghi dei concerti, i luoghi del cuore, li senti un po’ casa, anche solo perché sai dov’è il bagno. Ti riconosci anche nella scelta del “mobilio” di sedie, bar, mercatini e ritrovi gli amici, le stesse facce o nuovi volti che diventano “coinquilini” non appena ci si scambia due parole e ti senti come a uno di quei festival che durano giorni e giorni, perché quelli in mezzo, di giorni, non te li ricordi. Ché il tempo lo conti in eventi.

Se «i concerti sono sempre più come matrimoni», come dice Milly, in cui ci si ritrova come una famiglia allargata allora, io sono quella impacciata, sempre un po’ a disagio con lo stare al mondo, che fuma da un lato e osserva le facce della gente mentre tutta la magia avviene, sono quella che nota i dettagli insignificanti mentre spulcia con attenzione i testi e la musica la porta via dalla realtà: per esempio, noto le mutande con le barchette e il sorriso del culo, in cui ci si potrebbe infilare una matita, di quello seduto davanti a me.

Così, resto stupita quando un artista resta dopo il concerto e chiacchiera e racconta pillole di sé, da somministrare all’occorrenza, quando i palchi – l’universo non voglia – saranno di nuovo vuoti.

«La domenica e il lunedì sono due concetti così vicini, ma allo stesso tempo talmente lontani, come le intonazioni», dice Angelica. 

Io dico che anche questo sabato che sembra un venerdì, sa di domenica, di quel tempo di libertà che è appena cominciato e già è finito, sa di «comunque, ragazzi, suonare qui, anche in questa veste acustica e un po’ costretta nei movimenti, è meraviglioso».

E ritorno con la memoria al mio primo evento con il pubblico dopo il Covid, quel palco che me lo sarei mangiato, se solo mi avessero lasciato più spazio, ché il pubblico è qualcosa che ti carica di energia non tua, la accresce e la sublima.

La musica va suonata davanti, in mezzo, tra la gente e per la gente.

Che l’estate ci sia LIEVE.


#raccontamiunconcerto di Chiara Francese